đź”´đź”´25 NOVEMBRE “GIORNATA INTERNAZIONALE CONTRO LA VIOLENZA SULLE DONNE”đź”´đź”´
L’Anteas Campolongo, Anteas provinciale Venezia, FNP PENSIONATI Venezia, CAVV – CSV Venezia e il comune di Campolongo Maggiore, promuovono una CAMPAGNA SOCIAL DAL 9 AL 25 NOVEMBRE 2020 per sensibilizzare l’opinione pubblica sul tema della violenza sulle donne, informare e dare sostegno alle vittime di violenza.
👉La campagna di svilupperà , giorno dopo giorno, tramite i social media, con racconti di testimonianze, video, poesie, canzoni, spot informativi.
đź“ŚCondividiamo dunque sulle nostre bacheche e contatti
per lanciare insieme questo importante messaggio!
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RIPORTIAMO ANCHELA TESTIMONIANZA COMPLETA SCRITTA IN WORD in quanto purtroppo e’ un fenomeno molto diffuso soprattutto in questo periodo di pandemia e crisi
QUESTO NON E’ AMORE
testimonianza diretta
“Che bel vestito, che bella che sei oggi … sembri un’altra persona” mi dice Luciana quando la incontro al supermercato. Di solito sono in tuta, scarpe da tennis e un po’ scapigliata. Stamattina quando mi sono alzata mi sentivo diversa e ho voluto esagerare, anche se dovevo solo andare a fare la spesa. Ho messo il mio vestito migliore, un paio di scarpe col tacco e mi sono perfino truccata. Mi sogno guardata allo specchio e mi sono complimentata da sola. Finalmente vedo me, quella che vorrei essere sempre.Ho solo 42 anni, due figli, un marito sposato per amore (si dice cosi, vero?) ed una bella casa. Apparentemente non mi manca nulla, anche perche’ alla nascita del secondo figlio abbiamo deciso con mio marito che io sarei rimasta a casa dal lavoro per accudire i bimbi. Mi sembrava una bellissima idea. Ho uno spirito materno molte forte e quando andavo a lavorare col primo bimbo che rimaneva a casa dalla nonna non mi sentivo soddisfatta. Avevo sempre paura che potesse accadere qualcosa a lui o a mia mamma. Si lo so, sono molto apprensiva, vorrei avere sempre tutto sotto controllo, ma andare a lavorare, badare alla casa, a mio marito ed al piccolo non era poi cosi’ facile.
Ne abbiamo parlato io e Andrea. Mi diceva che, se riusciva ad ottenere la promozione che gli stavano prospettando, le cose potevano andare anche diversamente, perche’ il suo stipendio sarebbe stato molto piu’ consistente. Magari potevamo avere anche un altro figlio ed io avrei potuto finalmente rimanere a casa, badare ai piccoli, tenere in ordine la nostra casa, dare sfogo alle mie capacita’ culinarie e al fine settimana andare tutti insieme a fare delle belle passeggiate, o al cinema, o comunque stare insieme.
Tutto bello, tutto roseo, tutto programmato. Quasi troppo perfetto.
Andrea e’ riuscito ad ottenere la promozione a cui aspirava ed abbiamo deciso di dare a Marco un fratellino/sorellina. Sono rimasta incita subito ed e’ arrivata Martina. Eravamo al culmine della nostra gioia.
Io, finita la parentesi maternita’, mi sono licenziata. Seguire i miei pargoletti e tenere unita la mia meravigliosa famiglia era diventato il mio desiderio piu’ forte e mi sentivo completa e realizzata.
Andrea sembrava felice delle scelte che avevamo fatto e tutto pareva filare d’amore e d’accordo.
In banca avevamo deciso di avere conti diversi. Uno intestato a me ed uno ad Andrea. I soldi del mio conto servivano per mandare avanti la famiglia. I soldi di Andrea per gli acquisti “piu’ importanti” e per i vari imprevisti che potevano capitare. Meglio avere sempre qualcosa da parte, diceva. Non si sa mai cosa puo’ riservarti la vita. Dopo pochi mesi il mio conto bancario si era esaurito. Avevo usato tutti i miei guadagni per vivere: per mangiare, per vestirci, per le visite mediche, per le spese della scuola dei bimbi, per tutte le bollette da pagare, per l’auto nuova acquistata per me ma anche per qualche regalo extra che mi ero concessa. Mi piaceva fare delle piccole sorprese ai piccoli, ma anche ad Andrea.
Mi sembrava tutto naturale. Finiti i miei guadagni, c’era sempre il conto di Andrea. Gli avrei chiesto di darmi la sua carta di credito per poter continuare a “vivere”, cosi’ come fatto fino ad allora. Niente di piu’, niente di meno. Solo per le spese correnti.
Quando una sera gli ho detto che avevo bisogno della sua carta di credito per andare a fare la spesa l’indomani non avendo piu’ disponibilita’ nel mio conto, non ha risposto. E’ uscito dalla cucina ed e’ andato in camera. Ho pensato che andava a prendere la carta di credito. Mi sbagliavo, mi sbagliavo di grosso.
Ha aspettato che mettessi a letto i piccoli e poi e’ sceso. Aveva una strana faccia che non gli avevo mai visto. Senza dire niente, mi ha dato due sonori ceffoni e poi mi ha fatto sedere sulla sedia.
Da allora e’ cominciato il mio calvario. Non aveva niente da rimproverarmi come moglie, come madre, ha cominciato ad urlare. Ma non poteva essere che in pochi mesi io avessi “sperperato” tutto quello che avevo in banca. Voleva dire che ero una donna incapace di gestire la casa, che non avevo pensato a tutti i sacrifici che lui faceva per noi ogni giorno andando a lavorare, mentre io facevo la bella vita. Se avessi saputo essere piu’ parsimoniosa, se avessi pensato bene prima di acquistare cose inutili, se avessi controllato i costi e soprattutto se mi fossi data da fare a casa con qualche lavoretto extra, questo non sarebbe successo. “La mia carta di credito non te la do” e’ stato il commento finale. Punto e basta. Fai quello che vuoi ma ti devi arrangiare” Ed e’ salito in camera.
Io mi sono stesa sul divano. Stentavo credere a quello che avevo udito e subito. Non riconoscevo piu’ l’uomo che mi diceva di amarmi follemente, che mi elogiava come la migliore mamma del mondo, che si meravigliava per i pranzetti che preparavo, che era orgoglioso di come sapevo educare e tenere i bimbi sempre perfetti. Ma come fai? mi diceva. Le altre mogli si lamentano sempre, pretendono, pretendono. Tu sei perfetta. Tu sei proprio la donna che volevo come moglie.
Ho lasciato tutto sottosopra in cucina. Non ho spreparato, non ho lavato i piatti, non ho pulito per terra. Sono rimasta immobile sul divano, con gli occhi chiusi. Mille pensieri mi passavano per la mente, ma il mio corpo si rifiutava di reagire ed alzarsi. Dopo molto ho preso sonno.
Mi ha svegliato Andrea, con un altro schiaffo. Come mi permettevo di lasciare la casa cosi’ in disordine? C’erano i piccoli da svegliare, da portare a scuola, da andare a fare la spesa e preparare il pranzo. “Muoversi bella, mica sei la principessa qui dentro” Ed e’ uscito per andare al lavoro.
E’ stato l’inizio di tante altre giornate uguali. Lui tornava la sera per mangiare e dormire. Dormiva nella nostra camera da letto, io sul divano. Non tornava piu’ nemmeno a pranzo. Per me era una liberazione. Sapevo che dovevo arrangiarmi e, se non preparavo per cena quello che a lui piaceva, erano urla ed improperi a non finire. Gli schiaffi non mancavano mai, ma non si vedevano gli ematomi perche’ avevo imparato a ripararmi con le mani. Ero diventata davvero brava su questo, a volte riuscivo perfino a schivare quelle manate che sembravano martellate.
Avevo chiesto a mamma un prestito, motivandolo col fatto che volevo fare una sorpresa proprio ad Andrea. Mamma ha acconsentito e mi ha pure elogiato per quanto fossi generosa con lui. Si vede che l’ami molto, mi diceva. Le ho anche detto che, visto che i bimbi ormai andavano all’asilo, avevo piu’ tempo libero e quindi potevo fare qualche lavoretto di sartoria in casa. Dopo il lavoro di sartoria e’ arrivato anche il lavoro di confezione bomboniere ed oggetti regalo. Sono la mia passione, dicevo. Mi servivano per vivere.
Con Andrea i rapporti erano limitati al minimo indispensabile. Prima di andare a dormire, mi faceva anche qualche “complimento” del tipo “ vedi che ti ci voleva una bella svegliata, non i miei soldi” Per fortuna pero’ non ha mai toccato i bimbi. Qualche sera giocava perfino con loro.
E’ andata avanti cosi’ per quasi 3 anni. Una sera non e’ tornato a casa. Non e’ piu’ tornato a casa. Ho saputo che e’ andato a convivere con un’ altra donna. E’ stata la mia salvezza e quella dei miei bimbi.